La forma del Taijiquan non è un balletto coreografico

Spesso durante le mie lezioni al parco conosco persone che praticano già il Tai Chi, anche da parecchi anni, ma ho notato che molti non conoscono davvero l’utilità delle figure della forma o meglio non sanno come utilizzarle in un combattimento.

Io penso che il primo insegnamento che si debba trasmettere ai nostri allievi sia quello di dimostrare che il Tai Chi è stato codificato come arte marziale di combattimento e allo stesso tempo insegnare a dirigere e incanalare l’energia “Chi” che viene coltivata tramite la respirazione nei canali energetici “meridiani” per poi arrivare infine a dare potenza ed energia al nostro colpo.

Altra cosa che ho notato è che non c’è molta flessibilità mentale; molte persone considerano ciò che hanno imparato in un certo modo come legge!

Io invece penso che tutto sia in continuo mutamento: “I Ching”, anche i un combattimento, possono avere 1000 variabili, quindi penso che anche il metodo di insegnamento del Tai Chi debba cambiare senza ripetere le forma all’infinito fino quando questa ti entra nella mente!

Avete mai pensato di variarla? Magari si può provare a iniziare dalla fine della forma e andare a ritroso.

E vi siete mai soffermati su una singola forma del Tai Chi per studiarne le mille variabili che ci possono essere durante un combattimento?

Il mio Maestro Oscar Scaglioni mi ha sempre insegnato questo: la forma è solo il tuo taccuino, la tua linea guida, ma nulla ti vieta di variare altrimenti il Tai Chi diventa solo “una poesia imparata a memoria”.

 

Articolo di Filippo Scimone Panajia con la collaborazione di Alberto De Bettin