Pochi sanno che il Tai Chi Chuan è un’arte marziale, e più precisamente lo stile interno del Kung Fu.
Interno perché oltre ad allenare le tecniche marziali, allena anche la nostra dimensione interiore dell’energia vitale che gli orientali chiamano “Chi”.
Sempre più scuole e corsi di Tai Chi trascurano la parte marziale di questa disciplina dando più spazio a quella che è l’aspetto salutistico ed energetico. Il mio pensiero invece è sempre rivolto a quello per cui i monaci Taoisti hanno creato e codificato il Tai Chi Chuan in varie “forme e tecniche di combattimento” il cui significato letterario è Lotta dall’energia suprema.
Il Tai Chi infatti è stato creato dai monaci cioè da uomini semplici costantemente alla ricerca dell’essenza… Ed è proprio da questa essenza che nasce il Tai Chi; infatti tutte le tecniche di difesa e attacco sono essenziali, e cioè molto semplici da eseguire, ma allo stesso tempo estremamente efficaci. In questo modo tutti si possono difendere grazie al Tai Chi.
La scuola di pensiero di questa arte marziale è fondata su due principi: il primo è il “cedere” che significa non sforzarsi di contrapporre due forze antitetiche, ma fare in modo che una si adegui all’altra fluendo con essa. Il secondo principio è lo sfruttare l’energia cinetica dell’attacco dell’avversario per poterlo annientare.
La mia è una continua ricerca di questa essenza che cerco di trasmettere a chi con me abbraccia questa fantastica disciplina… La mia esperienza personale mi ha insegnato che in un combattimento in strada tecniche troppo articolate non servono; fondamentali sono invece rapidità, concentrazione e una tecnica “non tecnica” semplice composta da parate efficaci, spostamenti rapidi sulle gambe, ma ben radicati a terra come radici di un albero, e colpi ben piazzati con mani e piedi, ma soprattutto una gestione della paura controllata grazie a una corretta respirazione…
Il Tai Chi storicamente non era una disciplina per tutti e veniva insegnato solo a nobili e imperatori perché considerato e definito come l’arte marziale suprema. Oggi tutti hanno la possibilità di impararlo, ma in pochi ne sanno cogliere l’essenza.
Articolo di Filippo Scimone e Alberto De Bettin